Hanami

Visione dei fiori di ciliegio, stampa su legno di Utagawa Kunisada, (1852)

La pratica dell’hanami ha molti secoli. Iniziò durante il periodo Nara (710-784) quando la dinastia cinese Tang influenzò il Giappone in molti modi; uno di questi fu l’usanza di godere dei fiori. Anche se all’inizio la gente ammirava i fiori di ume, nel periodo Heian (794-1185) i sakura cominciarono ad attirare più attenzione. I sakura erano considerati sacri dai giapponesi, ed erano così importanti che sono ancora un simbolo culturale del Giappone. La gente credeva nell’esistenza di divinità all’interno degli alberi, e la festa hanami era usata all’inizio per divinare il raccolto di quell’anno e per annunciare la stagione della semina del riso. Coloro che andavano all’hanami facevano offerte alla radice degli alberi di sakura, e dopo la cerimonia, partecipavano all’offerta bevendo sake.

L’imperatore Saga del periodo Heian adottò questa usanza, e celebrò feste per vedere i fiori con sake e feste sotto i rami in fiore degli alberi di sakura nella Corte Imperiale di Kyoto. Si dice che questa sia l’origine dell’hanami in Giappone. Furono scritte poesie per lodare i delicati fiori, che erano visti come una metafora della vita stessa; bella, ma che dura per un tempo molto breve. Questa visione “temporanea” della vita è molto popolare nella cultura giapponese ed è di solito considerata come una forma ammirevole di esistenza; per esempio, nel principio del samurai la vita finisce quando è ancora bella e forte, invece di diventare lentamente vecchia e debole. I poeti dell’era Heian erano soliti scrivere poesie su quanto sarebbero più facili le cose in primavera senza i fiori di sakura, perché la loro esistenza ci ricordava che la vita è molto breve:

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Se non ci fossero i fiori di ciliegio in questo mondo
Quanto più tranquilli sarebbero i nostri cuori in primavera.
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Ariwara no Narihira (825-880)

Hanami fu usato come termine che significava “visione dei fiori di ciliegio” per la prima volta nel romanzo di epoca Heian Tale of Genji (capitolo 8, 花宴 Hana no En, “Sotto i fiori di ciliegio”). Da allora in poi, nei tanka e nella poesia haiku, “fiori” significava “sakura”, e i termini “hanami” e “festa dei fiori” erano usati solo per indicare la visione dei fiori di sakura.All’inizio, l’usanza era seguita solo dalla corte imperiale, ma anche la nobiltà samurai iniziò a celebrarla durante il periodo Azuchi-Momoyama (1568-1600). In quegli anni, Toyotomi Hideyoshi diede grandi feste di hanami a Yoshino e Daigo, e la festa divenne molto popolare in tutta la società giapponese. Poco dopo, i contadini iniziarono la loro usanza di scalare le montagne vicine in primavera e pranzare sotto i ciliegi in fiore. Questa pratica, chiamata allora “gita in montagna in primavera”, si combinò con quella dei nobili per formare la cultura urbana dell’hanami. Nel periodo Edo (1600-1867), tutta la gente comune prese parte alle celebrazioni, in parte perché Tokugawa Yoshimune piantò aree di alberi di ciliegio in fiore per incoraggiarlo. Sotto gli alberi di sakura, la gente pranzava e beveva sake in allegre feste.

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