Gentleman Jack è una vera meraviglia televisiva – romantico, crudo e totalmente radicale
Attenzione: questo articolo contiene spoiler.
Come Anne Lister stessa, il finale di Gentleman Jack si è diretto verso un lieto fine con molto fascino da vendere. Ha galoppato attraverso il suo migliore episodio con un ritmo sufficiente a mettere in ombra la sua eroina dai piedi veloci. È stato uno spudorato piacere per il pubblico, e come dramma, sembrava che lo show avesse trovato la sua fiducia e il suo passo. Ci sarà un’altra stagione, e anche se il matrimonio (per così dire) ha concluso tutto nel modo più tradizionale possibile, ha lasciato l’impressione che ci siano molte avventure in arrivo per la coppia felice, e alcune di queste coinvolgeranno il mondo sorprendentemente avvincente delle miniere di carbone dell’inizio del 19° secolo.
Come sempre, Gentleman Jack ha bilanciato umorismo sornione e sottile dolore. Lister ha giocato in giro per Copenhagen corteggiando l’aristocrazia e i reali, quando finalmente ha capito chi era la regina (se solo la regina avesse indossato il suo maglione faroese), anche gettando via il suo nero mesto per un intruglio bianco e inusualmente esuberante. Il malizioso “E’ ora che tu lo superi, forse?” di Sofie Gråbøl ha fatto scoppiare la bolla autoindulgente e cupa di Anne, ed era molto necessario. Per la maggior parte della serie, Anne è stata molto tesa e determinata, a malapena in grado di rilassarsi in compagnia di Ann Walker. E’ stata una gioia vederla ballare così liberamente al ballo di compleanno, abbracciando il suo ruolo di provocatrice. Suranne Jones è stata eccellente nel trasmettere il lato più irritabile di Anne – povera Marian, che vuole solo qualcuno che le presti attenzione – ma finalmente abbiamo avuto anche un vero senso del suo famoso carisma.
E’ stato un peccato che l’escursione danese sia dovuta finire così presto, ma sia Anne che Ann sono state portate di corsa verso casa. Il miserabile confino scozzese di Miss Walker giunse al termine, con Ann che presumibilmente ne aveva avuto abbastanza di fissare il mare avvolta nel contenuto di un cesto di vendita del Woollen Mill di Edimburgo. Sally Wainwright scrive sempre le sorelle nei suoi spettacoli, e qui, è stato un bellissimo atto di abnegazione che ha riportato Ann sulla strada giusta. Elizabeth (una brillante, troppo breve apparizione di Katherine Kelly) ha capito che sua sorella non si sarebbe mai ripresa se il suo stesso vile marito l’avesse data in sposa al suo cugino fallito e disonesto e ha cercato di curare i suoi problemi mentali con la maternità. Elizabeth, senza dubbio, ne soffrirà le conseguenze, ma ha permesso ad Ann di trovare finalmente la sua autonomia. Quando alla fine Ann ha insistito che avrebbe affrontato il capitano Sutherland, e poi l’ha fatto, è stato un dolce e meritato momento di sfida.
L’episodio era pieno di questi delicati colpi di scena. Quando Anne e Ann si riunirono, era la donna apparentemente più debole che aveva trovato la sua forza, mentre la più forte aveva trovato l’umiltà nella sconfitta. Quando Anne ha ululato nell’aria, con un urlo che potrebbe rivaleggiare con il ruggito di Meryl Streep in Big Little Lies, era lei che stava per essere salvata, non il contrario, come poteva sembrare all’inizio della serie. Proprio come avevamo visto Anne liberata a Copenhagen, ad Halifax era fragile e vulnerabile. “Non farmi male. Non sono così forte come pensi”, ha detto, dolcemente, prima di aggiungere con prevedibile schiettezza: “Beh, io lo sono, ovviamente”. Sebbene sia stato disposto a seguire il suo cuore a volte, Gentleman Jack ha sempre resistito all’eccesso di sentimento.
Quando le corde hanno cominciato a gonfiarsi su quel bacio in collina, però, mi sono trovata a prendermi un momento per meravigliarmi che una storyline lesbica così smaccatamente romantica sia riuscita ad attirare circa sei milioni di spettatori ogni settimana, in uno degli slot di prima serata più prestigiosi della televisione. Il pubblico LGBTQ+ di solito deve accontentarsi di vedersi come personaggi secondari o in qualche frammento di sottotesto che riesce a trovare, e c’è una lunga storia di personaggi gay che vanno incontro a una fine prematura (il deplorevole tropo “seppellisci i tuoi gay”, in cui persino Wainwright è caduta quando ha ucciso Kate in Last Tango in Halifax; in seguito ha detto di essersi pentita della storyline).
Quello che è meraviglioso di Gentleman Jack è quanto abilmente riesce a mantenere vere idee contraddittorie contemporaneamente. Questa è la storia di due donne che si impegnano in una relazione romantica nel 1832, ben consapevoli di essere già state oggetto di pettegolezzi e condanne, e che la piena portata della loro compagnia deve ora essere tenuta segreta al mondo intero. Eppure, come serie, è anche semplicemente un romantico dramma d’epoca che, guarda caso, ha due donne al centro. Il suo finale è tanto tradizionale quanto radicale, o tanto radicale quanto tradizionale. Il genere delle due protagoniste è allo stesso tempo tutto e niente. È un complesso gioco di equilibrio, e Gentleman Jack l’ha fatto sembrare facile.
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