Strangers in a Strange Land, The Band of Heathens Still Manage to Usher a Way Forward
The Band of Heathens | Stranger | (BOH Records)
Four out of Five Stars
Un supergruppo di sorta, Band ofHeathens si è formato dopo che i cantautori Ed Jurdi, Gordy Quist e l’ex compatriota Colin Brooks si sono riuniti nel club di Austin chiamato Momo’s, lo stesso posto che ha fornito il locale per il debutto live della band. Quel senso di euforia e di scoperta reciproca è stato il biglietto da visita della band da allora, una delle ragioni per cui hanno pubblicato quasi tante raccolte di concerti quante sono le loro offerte in studio.
Stranger, il nuovo album della band, smentisce il suo titolo, data la sensazione comune che permette a ciascuno dei musicisti – Jurdi, Quist, il tastierista Trevor Nealon, il batterista Richard Millsap e il bassista Jesse Wilson – l’opportunità di impegnarsi pienamente, e nel processo, creare un suono decisamente coeso. L’album prende il nome dal romanzo di Albert Camus e dal classico del cinema Stranger in a Strange Land, e mentre i musicisti provengono da diversi luoghi, il suono si sincronizza perfettamente attraverso la distesa delle sue dieci tracce. L’influenza della produttrice Martine Tucker è ovvia, grazie ai paesaggi sonori che trascinano l’ascoltatore, sia attraverso il ritmo vivace di “Vietnorm”, sorprendentemente assertiva, sia attraverso l’ottimistica “Dare” o la sorta di diario di viaggio uptempo, “Asheville Nashville Austin”, un omaggio ai loro rispettivi luoghi d’origine. D’altra parte, lasciano anche molto spazio alla riflessione, come avviene nel toccante modello dell’album “Call Me Gilded”, la misurata e significativa “South By Somewhere” e la coda riflessiva del set, “Before the Day Is Done.”
Il fatto che queste canzoni siano così immediatamente accessibili sottolinea l’intento dichiarato della band, cioè quello di colmare in qualche modo la divisione che è stata così esacerbata dalla politica, dalla pandemia e da una cultura ossessiva guidata dai media che prospera sulla divisione e sullo scontento. “È un vero piacere quando mi stai mentendo in faccia… dimmi come dormi la notte”, chiedono in “How Do You Sleep”, una canzone che mette in discussione la raffica di disinformazione e commenti contraddittori che promuove facilmente un eccesso di malinconia. “Dimmi, perché tutto questo gridare, cos’è successo al perdono… ci stiamo abituando”, intonano nell’indignata ma perspicace “Truth Left”. Allo stesso modo, quando la band denuncia il fatto che “le chiacchiere costano poco”, in una delle voci più commoventi dell’album, “Call Me Gilded”, riaffermano il fatto che ognuno di noi, come individui, è responsabile di setacciare il disordine e trovare il modo di andare avanti.
Infatti, questo particolare Stranger parla molto e, a sua volta, ci invita tutti ad ascoltare.
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