Misurare la durezza di un diamante
La durezza di un oggetto determina la sua resistenza alle lesioni sotto forma di graffi, e i diamanti sono la più dura delle sostanze conosciute. Anche se possiamo pensare ai diamanti come fragili, questa fragilità percepita ha più a che fare con la rarità mitizzata (nonostante sia in realtà un minerale comune) che con la suscettibilità all’impatto superficiale.
La “durezza” di una sostanza non può essere equiparata alla “resistenza”, però. La forza di un oggetto implica la sua resistenza alla rottura o alla frattura. Solo un altro diamante può graffiare o tagliare un diamante, ma la sua moderata durezza significa che può ancora frantumarsi.
La confusione tra la durezza e la resistenza di un diamante è stata testata con un martello. Un diamante può rompersi o scheggiarsi se colpito con un martello? Sì. La superficie metallica di un martello può graffiare un diamante? No.
Misurare la durezza
Per misurare la durezza di un diamante, o di qualsiasi minerale, si usa una scala chiamata scala Mohs, dal nome del suo inventore, Friedrich Mohs. Questo metodo consiste nel testare un minerale per vedere se un altro minerale ha la capacità di produrre un graffio su di esso.
La scala Mohs è una scala a 10 punti, dove uno è il più morbido e 10 il più duro. I diamanti sono un 10, e 40 volte più forti del minerale nella categoria 9 (Corindone, che può fare rubini e zaffiri).
La scala Mohs rivela alcune sorprese, o risultati inaspettati da come potremmo normalmente pensare a certe sostanze. Per esempio, la polvere, che può corrodere le superfici, è abbastanza “dura” da tagliare il vetro. Il vetro, nella scala scientifica delle cose, è in realtà abbastanza morbido.
La scala Mohs funziona per confronti, in quattro semplici possibilità:
- Se la prima sostanza può graffiare la seconda, la prima è più dura.
- Se la prima sostanza non può graffiare la seconda, la seconda è più dura.
- Se le due sostanze hanno la stessa durezza, nessuna delle due sarà in grado di produrre un graffio sull’altra.
- Se la prima sostanza può essere graffiata dalla seconda, ma non può essere graffiata da una terza, la durezza di quella prima sostanza è da qualche parte tra la seconda e la terza.
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Nessun’altra gemma o minerale può creare un’impronta sul diamante, rendendolo così resistente ai graffi. La forza strutturale di un diamante si riflette nei suoi nomi in varie lingue. Diamante” deriva dal greco “adamas”, che significa “infrangibile”. In una lingua ancora più antica, il sanscrito, la parola per il diamante è “vjra”, che si traduce come “fulmine”. L’antica parola porta sia la qualità dell’oggetto che la nostra percezione di esso.
La durezza di un diamante si forma in miliardi di anni all’interno della crosta terrestre. I vulcani spostano i diamanti in superficie perché si trovano all’interno della roccia vulcanica (Kimberlite).
Sebbene le miniere di diamanti siano state scoperte in Africa nel 1870, fu negli anni ’30 che la società De Beers iniziò a commercializzarli come anelli di fidanzamento. L’idea, però, risuona a livello metaforico: come una relazione autentica, un diamante, qualcosa che impiega molto tempo per formarsi in un luogo profondo che poi viene in superficie. Un diamante, una sostanza dura non incline all’usura superficiale, ma che necessita di cure costanti per non rompersi.
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