Lo ‘Stan’ di Eminem è ora nell’Oxford English Dictionary – ma cosa significa?
Il vivido stile narrativo di Eminem ha conquistato molti ammiratori alla fine degli anni ’90 e nei primi anni 2000, trasformando molti adolescenti con gli occhi spalancati nell’hip-hop in un’età in cui possedere un album con l’adesivo ‘Parental Advisory’ era il massimo segno di cattiveria. Dopo tutto, chi può dimenticare la prima volta che è stato inorridito da brani come “Kill You” e “Kim”, affascinato dal confessionale schietto di “Cleaning Out My Closet” o deliziato dal teatro rap a doppia personalità di “Guilty Conscience”?
Mentre la stella del rapper di Detroit può essere un po’ scemata negli ultimi anni – l’ipnotico “Rap God” a parte, naturalmente – l’impatto culturale durevole di Eminem è innegabile. Così innegabile, infatti, che la sua canzone ‘Stan’ – uno dei momenti salienti del suo ancora accattivante terzo album ‘The Marshall Mathers LP’ – è ora diventata un vero e proprio punto di riferimento nell’Oxford English Dictionary.
Dopo la sua uscita come singolo nel dicembre 2000, ‘Stan’ era dannatamente ovunque – ha introdotto il mondo al genio di Dido, per l’amor di Dio. Il video che l’accompagnava – con Eminem, Dido e Devon Sawa nel ruolo di ‘Stan’ – portava il vivido (e fittizio) racconto del rapper di un fan ossessivo che cerca in vena di attirare l’attenzione del suo eroe ad una vita straziante, prima di consegnare il doloroso finale che *dovremmo* tutti conoscere ormai: “E nella macchina hanno trovato una cassetta, ma non hanno detto a chi era / Ora che ci penso, il suo nome era… eri tu. Dannazione.”
“Stan” è entrato rapidamente nella leggenda dell’hip-hop, e la sua longevità come capolavoro del genere ha resistito ben oltre la ricezione occasionale di una riproduzione nostalgica su Spotify – specialmente data la notizia piuttosto eccellente che il termine “Stan” è ora entrato nell’Oxford English Dictionary.
Sì, i pezzi grossi del lessico hanno ritenuto che “Stan” – che è stato a lungo usato colloquialmente per descrivere comunità di fan dedicati o fan un po’ ossessivi (anche se preferibilmente quelli con meno tendenze omicide del vero Stan) – sia degno di un posto nella sua lista di parole comuni, offrendo questa definizione del termine nella sua forma sostantiva:
“Un fan troppo zelante o ossessivo di una particolare celebrità – ‘ha milioni di Stan che sono ossessionati da lui e lo chiamano un dio del rap.'”
Il suo uso come verbo, nel frattempo, è spiegato in questo modo:
“Essere un fan troppo zelante o ossessivo di una particolare celebrità – ‘voi tutti sapete che io Stan per Katy Perry, così ero eccitato di vedere l’artwork per il suo prossimo album.'”
Così ci siete, gente – ora potete usare ‘Stan’ nella vostra dissertazione, nella vostra dichiarazione dei redditi, e anche nel vostro testamento. È ufficiale. Solo non lasciate che la vostra ammirazione per i vostri artisti preferiti raggiunga le altezze macabre dell’originale ‘Stan’, m’kay?
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