La prossima pandemia: Trump Derangement Syndrome
Al primo stadio, l’afflitto ha deciso prima del 2016 che Donald Trump ha gravi, persino strenui, difetti di carattere che lo squalificano per la presidenza o qualsiasi altra carica pubblica. Votare per lui non è mai stato possibile. Per i malati dello stadio uno, un secondo mandato di Trump potrebbe avere effetti che sono spaventosi da contemplare. I pazienti dello stadio uno vedono la presidenza Trump come una macchia nella storia politica americana.
Nello stadio due, ci si sofferma sull’aspetto di Donald Trump. Si è riflettuto molto sull’architettura della sua pettinatura, chiedendosi quanto tempo ogni mattina deve dedicare alla sua ricreazione e se impiega uno stilista per aiutarlo. Si nota che la lunghezza delle sue cravatte copre il suo ampio aldermanno, così come il modo in cui si siede, inclinato in avanti sulla sedia. Le fotografie che lo ritraggono in tenuta da golf vengono studiate per quello che rivelano dell’impressionante ampiezza del suo sedere. La compiacenza del suo sorriso è registrata, la piccolezza delle sue mani sempre notata.
Nella terza fase, si è pronti a credere a qualsiasi cosa – qualsiasi cosa perniciosa o salace, cioè – sul signor Trump e a rifiutare qualsiasi cosa abbia fatto che potrebbe essere buona per il paese, se non altro perché è l’uomo che l’ha fatta. Si è pronti a credere che si nutra esclusivamente di carne di specie in via di estinzione, che ci sia qualcosa di stranamente illecito nella sua relazione con Vladimir Putin, che ammiri segretamente il guardaroba di Kim Jong Un. Per chi soffre del terzo stadio, nulla del presidente Trump può essere totalmente screditato.
Per quanto riguarda le politiche di Donald Trump che, venendo da un altro presidente, potrebbero piacere, queste sono respinte nella sindrome da derangement del terzo stadio. Israele non dovrebbe contare sulla fedeltà del signor Trump. La rinascita dell’economia americana, prima che Covid-19 la facesse crollare, non era dovuta al signor Trump ma al presidente Obama. L’abbassamento delle cifre della disoccupazione nera e ispanica sotto l’amministrazione Trump è difficilmente credibile. Né lo è l’utilità della sua legislazione di riforma delle prigioni o della sua creazione di aree di opportunità nei quartieri neri, se non altro perché è successo sotto Donald Trump, che è, dicono i pazienti, chiaramente un razzista. Nella sindrome di derangement del terzo stadio, se Donald Trump è a favore di una specifica politica, si è automaticamente contro di essa; se è contro, si è a favore. Caso non tanto chiuso quanto mai veramente aperto.
Nella quarta fase, si imputa il male al signor Trump. Si crede che sia diventato presidente degli Stati Uniti per incrementare il suo business alberghiero. Si è certi che ha in mente di creare una dinastia, con Don Jr. e Jared Kushner in attesa di succedergli come presidente-imperatore. Anche se il signor Trump dovesse perdere le prossime elezioni presidenziali, i malati di sindrome di derangement al quarto stadio credono che difficilmente lascerà la Casa Bianca di buon grado e non è oltre l’uso della forza militare per mantenersi al potere. Mussolini, Hitler, Stalin, Mao – per le persone con la sindrome di derangement del quarto stadio, Donald Trump è chiaramente una figura nella loro linea.
Nel quinto stadio della TDS, si è appesantiti da tutti i sintomi dei primi quattro stadi, ma vi si aggiunge un’intensità collerica di rabbia. Alla sola menzione del nome Donald Trump, escono imprecazioni impronunciabili dalle labbra coperte di schiuma. La pelle si arrossa, le vene appaiono sulla fronte, le mani tremano, si perde ogni capacità di parlare.
Ancora, la cosa bella della Trump Derangement Syndrome è che per evitare di prenderla o diffonderla, non è necessario indossare una maschera o lavarsi sempre le mani o praticare il distacco sociale. Tutto quello che dovete fare è spegnere il vostro televisore.
Il signor Epstein è autore, recentemente, di “Charm: The Elusive Enchantment.”
Paese delle meraviglie: Dopo la pandemia e le proteste, i sondaggi d’opinione non rivelano come voterà quest’anno il malconcio popolo americano. Immagini: Getty Images Composite: Mark Kelly The Wall Street Journal Interactive Edition
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