JewishEncyclopedia.com

Tabella dei contenuti
  • Divisione del regno da parte di Roma.
  • Sfoghi insurrezionali.
  • Banchi e morte.

Figlio di Erode I.; re di Giudea; nato verso il 21 a.C, sua madre era la samaritana Malthace. All’età di quattordici anni fu mandato a Roma per l’istruzione e, dopo un soggiorno di due o tre anni, tornò in patria con i suoi fratelli Antipa e Filippo, che allo stesso modo avevano frequentato le scuole della città imperiale. Il suo ritorno fu probabilmente affrettato dagli intrighi di Antipatro, che per mezzo di lettere false e simili espedienti lo calunniò presso suo padre, nella speranza di assicurargli lo stesso destino sanguinario che aveva preparato per i suoi fratelli Aristobulo e Alessandro. Come risultato di queste calunnie, Erode designò Antipa, suo figlio minore, come suo successore, cambiando il suo testamento in tal senso. Sul suo letto di morte, tuttavia, quattro giorni prima della sua scomparsa, il re rinunciò alla sua determinazione e nominò Archelao al trono, mentre Antipa e Filippo furono fatti semplicemente tetrarchi. Non si sa nulla di preciso sull’occasione di questo cambiamento, anche se potrebbe avere qualche fondamento l’affermazione degli oppositori di Archelao, che il re morente, nella sua condizione indebolita, aveva ceduto a qualche intrigo di palazzo a favore di quest’ultimo.

Moneta di rame di Erode Archelao. Dritto: ΗΡΩΔΟϒ. Un grappolo d’uva e una foglia. Dritto: ΕΘΝΑΡΧΟΥ. Un elmo con ciuffo di piume: nel campo a sinistra un caduceo.

(Dopo Madden, “History of Jewish Coinage.”)

Archelaus raggiunse così la corona con poca difficoltà alla giovane età di diciotto anni. L’anziana cospiratrice Salomè trovò conveniente assecondare Archelao, e gli assicurò l’adesione dell’esercito; perciò non ci fu opposizione quando egli figurò come nuovo sovrano al seppellimento di Erode. Il popolo, felice della morte del tiranno, era ben disposto verso Archelao, e nella pubblica assemblea nel Tempio il nuovo re promise di avere riguardo ai desideri dei suoi sudditi. Ben presto, però, divenne evidente quanto poco intendesse mantenere la sua parola. Il sentimento popolare, plasmato dai farisei, chiedeva la rimozione del sommo sacerdote sadduceo Joezer (della famiglia Boezio), e la punizione di quegli ex consiglieri di Erode che avevano provocato il martirio dei farisei Mattia e Giuda. Archelao, professando sempre un profondo rispetto per la richiesta popolare, fece notare che non poteva bene prendere misure così estreme prima di essere stato confermato dall’imperatore romano, Augusto, nella sua sovranità: appena ricevuta questa conferma, si dichiarò disposto ad esaudire il desiderio del popolo. I suoi sudditi, tuttavia, non sembrano aver avuto fiducia nelle sue assicurazioni; e quando, il giorno prima della Pasqua – un giorno in cui tutta la Palestina, per così dire, era a Gerusalemme – essi divennero così insistenti nella loro richiesta di un’azione immediata, che il re si sentì costretto a inviare contro di loro un distaccamento di soldati erodiani nelle corti del Tempio; e quando questo distaccamento si dimostrò incapace di dominare il popolo infuriato, egli ordinò l’intera guarnigione disponibile. Nel massacro che ne seguì, tremila furono lasciati morti sui pavimenti del Tempio.

Divisione del regno da parte di Roma.

Appena il tumulto si fu in qualche modo placato, Archelao si affrettò a Roma per ottenere da Augusto la necessaria conferma della sua successione. Trovò che doveva incontrare l’opposizione di due parti. Suo fratello Antipa, sostenuto da molti membri della casa erodiana residenti a Roma, reclamava il riconoscimento formale del secondo testamento di Erode, che lo nominava re. Inoltre, gli ebrei della Palestina inviarono una deputazione di cinquanta persone – sostenute da circa 8.000 ebrei residenti a Roma – e presentarono una petizione per escludere gli erodiani da qualsiasi partecipazione al governo del paese e per incorporare la Giudea nella provincia di Siria. Tale era la slealtà tra gli erodiani, che molti membri della famiglia favorirono segretamente quest’ultima richiesta popolare. Ma Augusto, con un intuito da statista, concluse che era meglio per gli interessi romani fare della Giudea una monarchia, governata dai propri re tributari di Roma, piuttosto che lasciarla una provincia romana amministrata da romani, nel qual caso ci sarebbero state certamente ripetute insurrezioni contro l’amministrazione straniera. Poiché sarebbe stato più prudente rendere una tale monarchia il più piccolo e impotente possibile, decise di dividere l’impero piuttosto esteso di Erode in tre porzioni. Archelao fu quindi nominato etnarca, non re, della Giudea, della Samaria e dell’Idumea, ad eccezione delle importanti città di Gaza, Gadara e Ippona, che furono unite alla provincia di Siria. Antipas e Filippo furono nominati tetrarchi delle rimanenti province, il primo ricevette la Galilea e la Perea, e il secondo le altre terre a est del Giordano.

Scoppi insurrezionali.

Mentre questi negoziati erano in corso a Roma, nuovi problemi scoppiarono in Palestina. Il popolo, portato quasi alla frenesia dai massacri compiuti da Erode e Archelao, scoppiò in aperta rivolta in assenza del suo sovrano. Lo scoppio vero e proprio fu senza dubbio causato direttamente da Sabino – il procuratore nominato da Augusto per assumere la carica in attesa di risolvere la successione – a causa della sua spietata oppressione del popolo. Il giorno di Pentecoste nell’anno 4 a.C., uno scontro ebbe luogo nel recinto del Tempio tra le truppe di Sabino e il popolo. Sabino sfruttò il suo successo iniziale per disperdere il popolo, procedendo al furto del tesoro del Tempio. Ma i disordini scoppiarono in tutta la provincia e le sue forze non furono sufficienti a reprimerli. Giuda, figlio del rivoluzionario Ezechia in Galilea, un certo Simone in Perea, Athronges e i suoi quattro fratelli in altre parti del paese, guidarono rivolte più o meno gravi. Fu solo quando il comando fu assunto da Varo, il legato romano in Siria, con le sue numerose legioni, assistito, inoltre, da Aretas, re degli Arabi, e dai suoi ausiliari, che una qualche misura di pace fu ripristinata nel paese, e questo non senza la perdita di diverse migliaia di truppe romane. Quali siano state le perdite da parte degli ebrei, si può forse supporre dalla tradizione rabbinica che l’insurrezione sotto Varo fu una delle più terribili della storia ebraica.

Esilio e morte.

Archelao tornò a Gerusalemme poco dopo che Varo ebbe soppresso l’insurrezione. Si sa molto poco degli ulteriori eventi del suo regno, che durò dieci anni; ma è chiaro che invece di cercare di curare le ferite causate al paese da lui e dalla sua casa, egli fece molto per accelerare il rovesciamento finale dell’indipendenza della Giudea. Nell’anno 6 dell’era comune, una deputazione dell’aristocrazia ebraica e samaritana aspettò Augusto a Roma, per presentare accuse contro Archelao, con il risultato che egli fu immediatamente convocato a Roma, privato della sua corona e bandito a Vienne in Gallia, dove – secondo Dion Cassius Cocceianus, “Hist. Roma”, lv. 27, visse per il resto dei suoi giorni.

Archelaus era un vero e proprio Erodiano, ma senza l’abilità di statista di suo padre. Era crudele e tirannico, sensuale all’estremo, ipocrita e cospiratore. Osservò i consueti sette giorni di lutto per suo padre, ma nel mezzo di essi diede ai suoi compagni un banchetto di congratulazioni per la sua adesione. Evitò accuratamente di mettere la sua immagine sulla sua moneta, in ossequio alle suscettibilità farisaiche; ma tuttavia permise alla sua passione per la cognata vedova, Glaphyra, di dominarlo, e la sposò in barba al sentimento del popolo e dei farisei, che consideravano l’unione come incestuosa (Lev. xviii. 16, xx. 21). Egli depose il sommo sacerdote Joezer al suo ritorno da Roma, non in obbedienza alle lamentele popolari, ma per un compenso in denaro. Il fratello di Joezer fu il suo successore, sebbene quest’ultimo fosse esattamente dello stesso tipo. Infatti, Archelao, nel suo breve regno, depose tre sommi sacerdoti a scopo di lucro. A questo grave elenco di mali non c’è quasi nulla di buono da contrapporre, oltre forse al fatto che egli ereditò da suo padre un certo amore per lo splendore e il gusto per le costruzioni. Restaurò il palazzo reale di Gerico in uno stile magnifico, circondandolo con boschetti di palme; e fondò anche una città, che chiamò in suo onore Archelais.

G. L. G.

Leave a Reply